Nota di Sergio Morello, gennaio 1995:
“Erminia Fritsche, pittrice, è nata a Zurigo il 25 agosto 1910, da padre austriaco e madre tedesca. È figlia unica e presto orfana di padre. Vivrà la sua giovinezza condividendo con la madre una vita difficile fatta di lavoro e di studio.
Nel 1925 vuole frequentare la Kunstgewerbeschule a Zurigo, dove nella classe di “pittura” su 30 allievi ci sono 3 ragazze. I pittori post-impressionisti Wilhelm Hummel e Max Gübler saranno i suoi maestri. Specialmente Hummel la seguirà con particolare interesse.
È il momento della sua formazione “classica” che si perfeziona, con sacrifici e rinunce, durante tutta la sua prima giovinezza. Riesce anche a fare un viaggio a Parigi dove, per breve tempo, frequenta i corsi liberi della “Grande Chaumière”.
La poetica della sua pittura è esistenziale e si manifesta con una figurazione densa di sarcasmo, di ironia e di sogghigni. La matrice è quella del racconto pittorico espressionista tedesco. La sua capacità tecnica si arricchisce sempre di più nel solco della più pura traduzione con le attività di incisione, del graffito, del mosaico, dell’affresco, del disegno e del colore in tutte le sue espressioni.
Questo primo periodo coincide con l’avvento al potere di Hitler e con la Seconda guerra mondiale. In Svizzera Erminia è una straniera e vive momenti difficili a livello sociale e personale. Rimasta sola e malata, dopo la morte della madre, decide di venire in Ticino.
Arriva a Cadro nell’estate del 1945 ed è subito ospitata con molta simpatia. Comincia la sua seconda giovinezza con un’importante evoluzione pittorica già comunque latente. La tendenza alla sintesi formale, già presente nel “modernismo” della Fritsche, è la predisposizione per incontrare ed assimilare il Novecento italiano (Campigli e soprattutto Sironi, al quale guarda con particolare amore), ma Erminia rivela sempre le sue origini, facendo prevalere il racconto, pur nella monumentalità degli impianti diventati essenziali, in composizioni rigorosamente equilibrate.
I dipinti presenti in questa mostra sono per la maggior parte immagini mature di questo spirito che chiamerei di mediazione fra espressionismo simbolico, decorativismo “modernista” e metafisica novecentesca.
Nel Ticino ha anche la possibilità di fare affresco che affronta in tutte le sue difficoltà provando e affinando la tecnica appresa alla Kunstgewerbeschule. Per due anni esegue scrupolosamente numerosi studi e prove prima di accettare l’incarico della Parrocchia di Cadro per affrescare tutta la Cappella di San Pietro sull’Alpe Bolla. (1952)
Negli anni seguenti affresca una parete di 4 metri x 3 nella Scuola Elementare di Affoltern con scene bucoliche di sapore hodleriano. Sulla scia dell’affresco e nello spirito scultoreo della sua pittura, la pittrice ama eseguire anche grandi graffiti in cemento la cui necessaria rapidissima esecuzione la costringe pericolosamente sui ponteggi da muratore.
L’attività di Erminia è intensa ma pacata e la sua cordialità l’avvicina alla nostra gente e ai nostri artisti. Partecipa a numerose mostre e riesce sempre a vivere, pur modestamente, con i proventi della sua pittura. Il suo spirito fondamentalmente romantico e libero lo ha sempre tenuta fuori dal circuito del mercato gestito dalle gallerie: “Mi direbbero di fare 10/20 quadri uguali nel tema o nel soggetto e io non posso farne due uguali” dice Erminia.
Scorrendo la distinta delle mostre si vede infatti la sua predilezione ad esporre in spazi pubblici a gestione pubblica.
La pittura di Erminia Fritsche parte dalla forma e diventa plastica attraverso il colore e la luce. Le figure sono apparentemente ferme in un atteggiamento scultoreo, ma in questa stasi è presente il prima e il dopo del racconto, sempre riferito alla sofferenza e alla gioia della vita di ognuno di noi.
Il clima dolce e soffuso della luce del lago è presente nelle sue opere, forse perché ha dipinto e vissuto più di 20 anni a Bissone, con le vibrazioni luminose dell’acqua sul soffitto del suo studio. Da alcuni anni ha dovuto lasciarlo, non senza rincrescimento e ha ricominciato in un altro luogo. Con un nuovo sorriso mi ha detto che “un pittore, se ha voglia, può lavorare in qualsiasi posto”.
Quando le chiedo dell’informale, dell’astratto e di tutte le tendenze del Novecento con le quali è stata confrontata, mi risponde che non ha mai avuto il tempo di rincorrerle perché era occupata a fare bene la sua pittura.
Nella fotografia personale per il catalogo la vediamo in un atteggiamento disincantato e quasi stupito davanti al suo lavoro. Con questa forte e dolce determinazione, che costituisce il suo straordinario sorridente mistero, Erminia ci coinvolge e ci accomuna nello stesso suo stupore davanti ad un immaginario pittorico denso di pazienti e incessanti gesti di colore.
La SPSAS è onorata di averla fra i suoi soci attivi e la circonda di affetto nella sua abitazione-atelier di Melide dove lei ha vinto la solitudine con il sorriso e ha vinto la scommessa di fare arte per tutte le donne, con la certezza spirituale dell’esistenza oltre la differenza. Grazie Erminia Fritsche per l’omaggio che fai a tutti noi dell’ultimo grande soffio del romanticismo europeo.”