Nota di Aldo Patocchi:
“L’arte meditata e sofferta di Erminia Fritsche, scaturita dai silenzi del suo spirito vibrante, senza tracce di giorni né d’ore tanto è unitaria e sfuggita al tempo, non può essere abbinata ad alcuna delle molte correnti dell’epoca nostra.
Se parentela si vuole ad ogni costo trovare bisogna risalire negli anni alle numerose dinastie dei re egizi e delle loro deità: ai rilievi, alle sculture delle loro tombe e dei loro templi.
La staticità, l’immobilità, la monumentalità e l’esistenza dei grigi finissimi, che fanno spicco in ogni tela della pittrice di Bissone, trovano riscontro soltanto nei mediterranei messaggi dell’antico Egitto che né i secoli, né gli uomini hanno potuto intaccare.”
Nota di Aldo Patocchi:
“Se è vero, com’è vero, che i disegni d’un artista sono lo specchio della sensibilità e della immediata percezione di ciò che vede e di ciò che intende tramutare in positivi valori d’arte, questi, che Erminia Fritsche ha casualmente raccolti, senza pretese informative sul suo modo di procedere in pittura, sono di un’eloquenza insolita.
Dicono delle sue acute osservazioni del vero e della sua maestria nel cogliere i tratti essenziali (penso alle Scimmie dello Zoo) e documentano inequivocabilmente come e quanto la sua mano addestrata sappia rispettare, segno per segno, il nutrimento concettuale che condensa non solo la sua produzione artistica, ma l’intima religiosità delle sue aspirazioni e della sua vita.
Nutrimento filosofico e poetico che viene evocato a pennellate nei dipinti e a tratti, come in questi disegni, senza inutili intingoli letterari o, come converrebbe dire oggi, senza dannosi impegni socio-economici.”